Friday, July 15, 2016

Lo ying e lo yang

Questa è la storia di un judoista e una ginnasta. Si trovavano in un calda estate a fare lo stage di Judo e Ginnastica Artistica a Polcanto. All’inizio della settimana entrambi ignoravano la disciplina del’altro. Durante il primo allenamento, incuriositi, iniziarono a sbirciare dall’altra parte del tatami per capirne un po’ di più. Dopo il primo allenamento, tutti e due trovarono la disciplina dell’altro alquanto ridicola. La ginnasta pensava che gli esercizi del Judo fossero molto noiosi, che i judoisti avevano la leggerezza di un ippopotamo e che i loro abiti fossero assurdi: chi indosserebbe qualcosa che sembra un accappatoio per fare attività fisica d’estate? Il judoista, invece, pensava che le ginnaste fanno tanto riscaldamento per non compicciare niente, che con quei vestitini sembrano un po’ ridicole e fanno cose semplici, ma si danno tante arie! Andando avanti con la settimana, entrambi un po’ alla volta iniziarono a comprendere meglio la disciplina dell’altro e cercarono di comprenderle meglio. Durante un allenamento il judoista proiettò un suo compagno e casca senza controllarlo. Allora il suo maestro si arrabbiò e lo richiamò. La ginnasta vedendo la scena, gli consigliò di provare un loro esercizio in modo da migliorare l’equilibrio. Lui accettò e ripetendolo migliorò. La ginnasta allora si fece coraggio e una sera confidò al judoista che a scuola c’è un bullo che le da noia. Così il judoista le insegnò un tecnica per immobilizzarlo e spaventarlo senza fargli male. Lei la provò e la imparò. Così, dal disprezzare la disciplina dell’altro, i due iniziarono a conoscerla e ad apprezzarla. 


The wild animals
Leonardo B., Irene S., Silvia L., Gabriele A.F., Marta M., Giorgio L., Elena O., Emile D.C.



 

Lo stage: abbandonati, ma sopravvissuti!



Nel terzo giorno dello stage, dovevamo andare a dormire in tenda, ma a causa di un grosso temporale, i maestri non ci permisero di farlo. Noi, quindi, protestammo molto, facendo tanta confusione. Gli insegnanti scocciati di tutto quel baccano ci mandarono a dormire. Non sapevamo che quella notte sarebbe stata l’ultima in cui li avremmo visti. Erano infatti scappati, forse per tutto il baccano che avevamo fatto. Rimanemmo solo noi ragazze e ragazzi. Nelle dispense trovammo del cibo e inizialmente potemmo cucinarlo. Inoltre qualcuno aveva imparato a fare il pane allo stage e continuò a farlo. Le scorte iniziarono a scarseggiare e, visto che avevamo imparato a tirare con l’arco durante lo stage, prendemmo archi e frecce e andammo a caccia nel bosco. Riuscimmo a catturare cinghiali, cervi, lepri e volatili e poi li cucinammo. Altri di noi andarono a raccogliere bacche, radici, frutti di bosco, frutti degli alberi e funghi. A parte cucinare e andare a caccia, continuammo con l’allenamento di Judo e ginnastica artistica, continuando a studiare le tecniche che i nostri maestri avevano iniziato a spiegarci. Questo ci permetteva di essere pronti per ogni possibile evenienza. Riuscimmo a sopravvivere tutti gli altri giorni della settimana e quando i genitori vennero a riprenderci ci trovarono sani e allenati. Nessuna notizia invece degli adulti scomparsi!   


I lama
Alessandro S., Anna H., Emma B., Nicolas C., Neri B.T., Fatima F., Viola M., Cosimo C.







I fatti nostri!


Pablo
Allo stage quest’anno stiamo studiando diverse tecniche, sia a terra che in piedi. Per adesso abbiamo affrontato in piedi tai otoshi, morote seoi nage e harai goshi, mentre a terra il giro basso del metodo kawaishi, un hairi kata e un nogare kata. Queste tecniche sono complesse, belle da vedere e utili.

Giulio
Questa settimana fra le varie attività serali abbiamo assistito alla proiezione di un film: Percy Jackson, ispirato agli antichi miti greci. Il film  mi è piaciuto e, nonostante l’avessi già visto, mi sono divertito a vederlo tutti insieme sul tatami.

Gabriele
Allo stage quest’anno fra le varie attività pomeridiane, abbiamo imparato a tirare con l’arco. Il primo giorno ero molto incapace, tanto che non ho colpito nemmeno il paglione. Ma nei giorni successivi ho pian piano imparato a prendere il paglione e ho iniziato ad avere più soddisfazioni.

Giordano
Quest’anno, all’inizio della settimana, i posti a tavola venivano gestiti in modo dittatoriale! Ad ogni pasto ognuno veniva mandato in un posto scelto dagli insegnanti alternando maschi e femmine e io capitavo sempre con ragazzi e ragazze sconosciuti. Ma adesso, grazie a scelte magnanime di ignoti benefattori, colpiti dai nostri miglioramenti, possiamo sederci liberamente, senza più nessuna legge sessista.


Alessia
Quest’anno tra le diverse attività della mattina abbiamo partecipato a personalizzare la propria maglietta dello stage con diverse fantasie originali. Per farlo abbiamo utilizzato pennarelli o tempere per la stoffa e ognuno ha disegnato a proprio piacimento per avere un bel ricordo di questo stage.

Emma
Questa settimana tra le varie attività del pomeriggio abbiamo fatto tanti giochi motori divertenti. Quello che mi è piaciuto di più è stato quello della spugna. Dovevamo prendere una spugna, bagnarla e passarcela per portarla in un secchio. Il risultato è stato che ci siamo bagnati tutti!

Daria
Durante l’attività di Ginnastica Artistica ho fatto molti progressi sulle parallele e a corpo libero. Però ci sono alcune cose nuove che ancora non mi riescono bene come la ruota e la verticale sulla trave alta e la ribaltata sul volteggio.

Vittoria

La sera dopo le attività serali andiamo a letto. Chiacchieriamo per un po’, ma molte volte la Michela ci viene a controllare e ci brontola dicendoci: “smettetela subito o vi mando fuori a fare venti giri di corsa intorno alla casa!”. A quel punto facciamo finta di dormire e, alla fine, ci addormentiamo davvero.


Lollypop
Giulio D.G., Gabriele G., Giordano V., Emma P., Daria P., Alessio B., Vittoria C., Pablo T.



 


Il nome del nostro gruppo

Il nome del nostro gruppo deriva da una barzelletta in due parti. Eccola:

Parte 1
In mezzo alla campagna c’era un contadino molto vecchio che aveva tre figli: uno grande, uno medio e uno piccolo. Il contadino aveva delle pecore, tra le quali una gialla che aveva chiamato Yellowpecora e che amava tantissimo, quasi più dei suoi figli. Una notte il contadino si svegliò e non trovò più la yellow pecora. Il giorno dopo chiese al figlio più grande se potesse andare a cercare la Yellowpecora, ma se fosse tornato senza la Yellowpecora lo avrebbe ucciso. Il figlio la cercò per tutta la città, ma non la trovò e venne ucciso. Quindi il padre chiese la stessa cosa al figlio di mezzo. Questo cercò per mesi e mesi per tutto lo stato, ma non la trovò e il padre lo uccise. Allora il padre ripose le sue ultime speranze nel figlio minore che partì e stette alla ricerca per più di dieci anni durante i quali trovò moglie e fece famiglia. Dopo tutti questi anni decise di fare un saluto al padre, ormai vecchio. Quando arrivò da lui gli chiese della Yellowpecora e lui gli disse che non l’aveva trovata, ma aveva fatto famiglia, ma il padre lo uccise comunque perché non ha trovato la yellow pecora.

Parte 2
C’era una volta un vecchietto sul punto di morte nel letto dell’ospedale. Questo vecchietto aveva tre figli e chiese al’infermiere se poteva vederli. I figli così si recano dal padre e il padre gli chiese se potessero fargli un ultimo favore: regalargli una pallina rossa che lui ha sempre desiderato per tutti i compleanni, ma che non ha mai ricevuto. I figli gliela promisero. Il giorno dopo i figli arrivarono nella stanza del padre e gli diedero una pacco regalo. Il padre la aprì e ci trovò dentro un computer. Il padre si arrabbiò perché non era una pallina rossa e i figli gli dissero che ormai era vecchio e un regalo da bambini come la pallina rossa non gli serviva più. Il padre allora iniziò a raccontare che a ogni suo compleanno aveva chiesto una pallina rossa, ma aveva ricevuto: un triciclo a 5 anni, una macchina a 20, un orologio a 50, a 80 un apparecchio acustico. Ora che aveva 90 anni, voleva finalmente una pallina rossa. Allora i figli gli promisero che il giorno dopo gliela avrebbero portata, così tornarono con un pacchetto, il padre lo aprì e dentro c’era la yellow pecora.


Yellowpecora
Bianca M., Eva F., Irma B., Giorgio C., Michele D., Marco B., Andrea A., Elisa J.




Alla ricerca degli scomparsi

Eravamo alla tenuta Ferracci di Polcanto a fare lo stage.  Per tutta la settimana avevamo appresso tutti gli insegnamenti di un maestro: Judo, Ginnastica Artistica, tiro con l’arco, spada, arrampicata, strategia del Go, nuoto e in generale tante attività di sopravvivenza. Una mattina tutti i nostri compagni dello stage erano improvvisamente scomparsi ed eravamo rimasti solo noi del gruppo “I Fulmini”. Iniziammo a cercare gli scomparsi e trovammo un ragazzo nascosto sopra un albero. Lui ci rivelò che tutti gli altri erano stati rapiti dal maestro e solo lui era riuscito a scappare nascondendosi sopra a un albero. Gli chiedemmo se sapeva dove potevano essere. Lui ci disse che erano andati verso bosco nella direzione del percorso Hebert. Così noi ci incamminammo in quella direzione e vedemmo delle orme. Iniziammo a seguirle e ci condussero a un laghetto circondato da alberi. Uno di noi di arrampicò su di un albero, ma un ramo al quale si era appeso si piegò. Improvvisamente l’acqua del laghetto scomparse e sul fondo vedemmo una botola. La aprimmo e trovammo un rifugio con dentro il maestro e tutti i ragazzi rapiti. Ma allora il maestro era davvero cattivo!? Il maestro ci propose di sfidarci in tutte le attività, noi accettammo e lo sconfiggemmo. Allora lui ci rivelò di essere in fratello gemello del vero maestro che era sempre stato invidioso di lui e si era travestito da lui per vendicarsi. Essendo stato sconfitto, si pentì, liberò tutti i ragazzi e il vero maestro e scappò dalla vergogna.     


I Fulmini
Vadim D., Ludovica P., Veronica S., Sara F., Sandhya B., Lorenzo L., Giacomo M., Dario S.






Le interviste dello stage

Intervista ad Alessio:
D: Cosa ti ha spinto a fare Judo?
R: Tutta la mia classe in terza media faceva Judo, quando hanno smesso di domandarmi se volevo iniziare, ho iniziato.
D: Cosa ti ha spinto a insegnarlo?
R: Alla fine delle superiori non è facile capire cosa uno vuole fare da grande, ho provato a lavorare, ma non mi piaceva, quindi ho provato a iniziare a insegnare.
D: Cosa ne pensi dello stage?
R: Lo stage è una bellissima occasione di approfondimento per i ragazzi.
D: I tuoi allievi si impegnano abbastanza?
R: L’insegnante di Judo vede sempre quello che c’è da migliorare, quindi la risposta è inevitabilmente no!
D: Che rapporto pensi di avere con i tuoi allievi?
R: Come in tutti i rapporti interpersonali, con ognuno ho una relazione unica, ma penso che tutte siano buone
D: Cosa ne pensi del posto?
R: questo è un posto ideale per il tipo di attività che facciamo
D: Cosa ne pensi delle ginnaste?
R: Penso che le ginnaste siano molto brave, appassionate e che sappiano armonizzarsi bene con i judoisti
D: Qualche idea per un judogi più leggero per l’estate?
R: Nell’allenamento speciale estivo dobbiamo imparare a sopportare il caldo, quindi va bene quello che abbiamo.

Intervista a Debora:
D: Cosa ti ha spinto a fare Ginnastica Artistica?
R: Avevo 6 anni e non me lo ricordo esattamente. Comunque ero abbastanza elastica e mi piaceva fare le staccate e le rovesciate
D: Cosa ti ha spinto a insegnarla?
R: Mi è entrata nel dna e la passione mi ha portato a insegnarla.
D: Cosa ne pensi dello stage?
R: Mi piace molto, è divertente e c’è sempre da imparare anche per noi.
D: I tuoi allievi si impegnano abbastanza?
R: Assolutamente no!
D: Che rapporto pensi di avere con i tuoi allievi?
R: Buono, di solito si aprono con me.
D: Cosa ne pensi del posto dello stage?
R: E’ bellissimo, c’è tutto quello che ci serve.
D: Cosa ne pensi dei judoisti?
R: A parte la disciplina, ho lo stesso pensiero che ho nei confronti delle ginnaste
D: Quale attrezzo ti piace ti più?

R: Il corpo libero.


Dark Energy
Guido N., Maria Elisa C., Asia D., Francesco C., Gea F., Samuele B., Carlo A., Lorenzo M., Anna C.



Saturday, July 9, 2016

Da scienziato pazzo a cuoco!

Su un’isola c’era uno stage di Judo e Ginnastica Artistica. Dopo circa tre giorni dall’inizio dello stage, una mattina i ragazzi e le ragazze partecipanti scoprirono la scomparsa di un maestro di Judo e di una maestra di Ginnastica Artistica. Il gruppo chiamato “I campioni dello stage” si preoccupò molto e iniziò a cercarli. Dopo una lunga ricerca, trovarono delle impronte sulla spiaggia, iniziarono a seguirle e si ritrovarono davanti a una parete rocciosa. Uno di loro stanco si appoggiò a uno scoglio e disse “Perché non ci fermiamo un attimo qui?”. Mentre si appoggiava, magicamente si aprì una porta nella roccia. Quando entrarono dentro la caverna, scoprirono che gli insegnanti scomparsi erano stati rapiti da uno scienziato pazzo, ricercato in tutto il mondo. Lo scienziato pazzo li aveva rapiti per torturarli e farsi dire dove si trovava una katana potentissima e antichissima, capace di sconfiggere qualsiasi avversario. Quando i ragazzi entrarono, lo scienziato pazzo stava proprio interrogando i maestri. I maestri si erano accorti dell’ingresso dei ragazzi e dissero allo scienziato pazzo che la katana era nascosta in un angolo della caverna. Così i ragazzi del Judo riuscirono a immobilizzarlo cogliendolo di sorpresa e le ragazze della ginnastica artistica liberarono i maestri. I ragazzi del Judo mentre lo immobilizzavano si accorsero che era duro, proprio come un robot. A un certo punto un bambino provò a tirargli i capelli e questi si staccarono come un parrucca, mostrando uno sportellino sulla nuca. Dentro lo sportellino c’era una tastiera per programmare il robot e i ragazzi decisero di programmarlo per farlo diventare il cuoco dello stage!



I campioni dello stage
Elena G., Margherita G., Tommaso B., Pietro M., Grazia C., Cosimo M., Guido C.



L’avventura dei sette amici

Eravamo sette amici che facevamo Judo e Ginnastica Artistica ed stavamo viaggiando su un aereo per andare in Danimarca a partecipare a un torneo di Judo e Ginnastica Artistica. Tutto a un tratto un’aquila reale viene risucchiata dalla turbina dell’aereo che inizia a precipitare. Noi ci terrorizziamo, ma per fortuna ci viene in mente di cercare i paracadute, li indossiamo e ci buttiamo dall’aereoplano. Mentre cadiamo apriamo i paracadute e atterriamo un po’ acciaccati, ma sani e salvi nel bel mezzo della foresta nera! Il nostri paracadute erano rimasti incastrati negli alberi così ci sganciamo e scendiamo dagli alberi tenendoci aggrappati ai rami. Ci troviamo però davanti a un fiume, per andare all'altra sponda tiriamo una corda che si appiglia tra i rami degli alberi dell’altra parte e ci camminiamo sopra come dei funamboli. Dopo aver camminato un po’ ci troviamo davanti a uno strapiombo e lo superiamo appendendoci a una liana. Una volta arrivati sull'altra sponda, vediamo un serpente velenoso e lo allontaniamo tirandogli dei sassi. Poi troviamo una ragnatela gigante e la attraversiamo senza toccare i fili altrimenti rimaniamo intrappolati. Ancora più avanti ci sono tanti alberi fitti e dobbiamo fare lo slalom per attraversarli. Poi incontriamo le sabbie mobili e le superiamo camminando in equilibrio sopra un albero che ci era caduto sopra. Andiamo avanti e finalmente usciamo dalla foresta e troviamo un paesino di campagna dove si sta svolgendo uno stage di Judo e Ginnastica Artistica. Lì ci ospitano per una settimana e noi ci alleniamo tanto.       



Gli scorpioni chiacchieroni 
Camilla C., Emilio A., Pietro B., Niccolò L., Bianca M., Luigi T., Silvia O.



Gli zombie all’attacco!

Noi siamo arrivati allo stage estivo. Una notte buia e tempestosa, ci accorgiamo che degli zombi sono usciti dal sottosuolo pieno di tombe della tenuta Ferracci per attaccare gli insegnanti perché avrebbero disturbato il loro sonno per tre settimane. Un po’ alla volta gli zombi colgono di sorpresa durante il sonno gli insegnanti e li mordono al collo. Gli insegnanti diventano a loro volta zombie e cercano di attaccarci. Mentre scappiamo dagli insegnanti-zombie, uno di noi inciampa in una radice di un albero e magicamente si apre un passaggio segreto nel tronco con uno scivolo tutto curve in discesa che porta in una stanza. Questa stanza è un laboratorio pieno di pozioni e strumenti strani. Tra tutte le pozioni, ne troviamo una blu con un’etichetta con un disegno di uno zombie che ritorna umano. Torniamo su con la pozione aggrappandoci a una corda. Arriviamo alla tenuta dello stage e prendiamo gli archi che abbiamo usato durante la settimana. Leviamo la punta alle frecce la sostituiamo con un gavettone con dentro un po’ di pozione. Mentre gli zombie ci attaccano, li colpiamo con le frecce e tutti tornano umani, insegnanti e non, così possiamo continuare il nostro stage! 


Grifondoro 
Leon M., Valerio B., Sara R., Pietro B., Caterina P., Tommaso B., Vittorio V.



Thursday, July 7, 2016

Il Corriere dello Stage

Cari lettori, voi forse non sapete che da tanti anni a Polcanto, nelle colline intorno a Firenze, si tiene uno stage di Judo e Ginnastica Artistica. Lo stage è diviso in tre settimane: la prima per i bambini fino alla 4° elementare, la seconda dalla 5° elementare alle 2° media e la terza dalle 3° media in su. Noi siamo nella prima settimana. Quest’anno la prima settimana è iniziata domenica 3 luglio e finirà domenica 10 luglio. La prima settimana è composta da 41 bambini che vengono dalle seguenti palestre fiorentine: Kosen, Yanagi, Busen, Kyoei, Okami e una bambina viene anche dal Poggetto. In tutto ci sono 9 istruttori che vengono dalle diverse palestre. I bambini sono divisi in 6 gruppi che servono per ruotare nelle attività al meglio. In esclusiva per voi lettori abbiamo deciso di fare due interviste agli istruttori: uno di Judo e una di Ginnastica Artistica.

Ecco l’intervista a Jacopo.
D: A quanti anni hai iniziato a fare Judo?
R: Ho iniziato a 7 anni e l’ho fatto per due anni in una palestra che si chiamava Bushido e si trovava al posto del Kosen. Poi ho smesso e ho riniziato a 17 anni al Kosen e non ho più interrotto. Ora sono 19 anni in tutto che faccio Judo e 7 anni che insegno al mio Dojo che si chiama Yanagi ed è in centro a Firenze.
D: Perché ti sei interessato al Judo?
R: Quando ho riniziato a fare Judo stavo cercando una disciplina intensa che non fosse un mero sport. Ho fatto varie prove, ma quando ho provato il Judo al Kosen con il maestro Alberto sono rimasto folgorato!
D: Qual è la tua tecnica preferita?
R: All’inizio mi piaceva Tsuri Komi Goshi. Poi mi sono specializzato in Ko Soto Gake e Ippon Seoi Nage a sinistra per la cintura nera. Adesso mi trovo a tirare molti barai (spazzate).
D: Cosa ti piace di più dell’insegnamento del Judo?
R: La cosa più bella è vedere i miglioramenti negli allievi, non solo a livello motorio e tecnico, ma anche e soprattutto a livello di comportamento e di capacità di contribuire positivamente al mondo che li circonda.
D: E cosa ti piace di meno?
R:  Gli allievi svogliati, come voi! Ahahaha
D: Quale parte ti piace di più del percorso Hebert?
R: Sicuramente la liana! 

Ecco l’intervista alla Monica.
D: Perché ti sei appassionata a questo sport?
R: perché la ginnastica artistica è armonia e potenza. Ed è la sintesi di quella che è l’ambizione dell’uomo, ossia volare
D: Ti ritieni una brava insegnante?
R: Questo dovrebbero dirlo i miei allievi. [E noi diciamo che è la maestra più brava del mondo!] 
D: Per te qual è la tecnica che richiede più lavoro?
R: Tutte, perché quando si affronta una nuova tecnica si parte sempre da zero. Certo c’è anche da considerare che le tecniche evolvendosi sono sempre più complesse.
D: In quale palestra insegni?
R: A.S.D. Kosen Firenze
D: Da giovane facevi ginnastica artistica?
R: Certo e la mia maestra mi brontolava come io brontolo voi quando non tirate le punte
D: In cosa eri più brava?
R: Dovreste domandarlo alla mia maestra. A me piaceva moltissimo il volteggio proprio per la ragione che vi ho detto prima
D: Cosa provi quando una tua allieva vince una gara?
R: Tanta soddisfazione per lei! Sono contenta che abbia raggiunto un risultato nella vita.



Lupi della notte
Teresa T., Giulia G., Aurora C., Yasine R., Luca L., Martino P., Giorgio L.






Il rapimento di Lorenzo

Una sera dello stage mentre la maestra Monica ci leggeva le storie sulla mitologia greca, abbiamo sentito dei rumori e visto un’ombra scappare in lontananza dal prato. Più tardi la sera, quando stavamo andando a dormire, ci siamo accorti che non c’era più Lorenzo il cuoco. Il giorno dopo, dopo aver fatto colazione e esserci preparati, stavamo andando a fare Judo e Ginnastica Artistica. Mentre camminavamo sul parto ci siamo accorti che c'erano delle impronte di stivali e ci siamo ricordati dell’ombra che avevamo visto la sera prima. Che qualcuno abbia rapito il povero Lorenzo!? Abbiamo deciso così di chiedere ai maestri di fare un superallenamento per renderci capaci di trovare Lorenzo e di sconfiggere chi l’aveva rapito. L’allenamento è stato durissimo ed è durato un giorno e una notte. L’alba dopo ci siamo divisi nei nostri sei gruppi e siamo andati a cercare Lorenzo nel bosco. Seguendo le impronte nel bosco, ci siamo ritrovati insieme a tutti gli altri gruppi nello stesso punto: davanti a una caverna. Visto che era sera, abbiamo tirato fuori i nostri sacchi a pelo e ci siamo accampati. Mentre dormivamo, la Flavia si è accorta del rumore di alcuni passi molto pesanti. Lei ci ha svegliato tutti e così abbiamo visto Lorenzo che camminava. Guardandolo meglio però, ci siamo accorti che non era il vero Lorenzo, ma assomigliava solo a lui perché indossava il suo bellissimo grembiule tutto colorato! Aveva infatti, la faccia diversa e i capelli un po’ più lunghi e indossava degli scarponi. Chissà perché aveva indossato il suo grembiule? Forse per far finta di essere lui e farci qualcosa di male? Appena ci siamo accorti che non era Lorenzo, ma il rapitore, grazie al super allenamento di Judo e Ginnastica Artistica, le ginnaste lo hanno distratto con le capovolte e i judoisti lo hanno bloccato con un’immobilizzazione. Mentre i Judoisti erano impegnati a portare il rapitore alla polizia, le ginnaste hanno sentito dei rumori di una voce strozzata provenire dall'interno della caverna. Sono andate avanti e hanno visto Lorenzo legato a un palo e con la bocca chiusa da una benda. Lo hanno liberato slegandolo e sono tornati alla tenuta dello stage tutti insieme contenti. Appena arrivati, Francesca, l’altra cuoca, ha detto a Lorenzo: “Ma dove sei stato!? Qui sono tutti affamati! Ho dovuto fare tutto da sola!”


Le marmotte
Pietro F., Ginevra M., Diego C., Ludovico G., Anna C., Flavia C., Giada M.




 

Dall'Africa a Polcanto!

Qualche mese fa, un gruppo di tre bambine e tre bambini hanno deciso di scappare dall’Africa perché la guerra stava arrivando nel loro paese e avevano paura. Come prima cosa, sono scappati dal loro paesino, si sono incamminati nel deserto, dove hanno incontrato due cammelli e un dromedario. Ci hanno fatto amicizia e li hanno cavalcati per attraversare il deserto. Gli animali si sono fermati anche a un’oasi dove tutti si sono potuti dissetare e rinfrescare. Dopo l’attraversata del deserto sono arrivati a un grande porto. Lì sono riusciti a imbarcarsi su una nave e il capitano ha deciso di non fargli pagare niente perché erano bambini e poveri. Durante la traversata, il mare è stato molto mosso e hanno anche incontrato degli squali che li hanno attaccati, ma loro sono riusciti a scappare. All'alba sono arrivati all'isola di Lampedusa sani e salvi, da lì la guardia costiera li ha accompagnati in Sicilia. Una volta arrivati lì, sono andati alla stazione per prendere il treno, ma, visto che dovevano pagare il biglietto e non avevano i soldi, hanno deciso di salire di nascosto sopra a un treno merci. Il treno era diretto a Firenze, alla stazione di Santa Maria Novella. Sono scesi sempre di nascosto dal treno, sono usciti dalla stazione e hanno iniziano a camminare sul bordo della strada facendo l’autostop. Due di noi stavano andando allo stage estivo di Judo e Ginnastica Artistica di Polcanto su due macchine ognuno di noi con un genitore alla guida. Abbiamo visto il gruppo di bambini e abbiamo così deciso di fermarci, farli salire in macchina e dargli un passaggio fino allo stage, sicuri che sarebbero stati bene! Durante la settimana, questi bambini hanno imparato a fare Judo e Ginnastica Artistica. Hanno fatto insieme a noi tutte le attività: tiro con l’arco, la decorazione delle magliette, il percorso Hebert, i giochi motori, il gioco del Go, le coloriture, le pulizie, il blog, il disegno, il trekking corto e quello lungo, la piscina. La sera sono stati sempre insieme a noi ad ascoltare le storie della mitologia greca e a cantare le canzoni tutti insieme. Chiaramente abbiamo anche mangiato e dormito tutti insieme. Dopo una settimana passata insieme, siamo diventati molto amici. Alla fine della settimana ci siamo dovuti salutare ed è stato molto triste. Per fortuna qualche famiglia ha deciso di ospitarli a Firenze.  


I Charlie Brown
Marta d.G., Viola M., Filippo S., Filippo P., Matilde M., Niccolò A.