Era una notte buia e tempestosa. I fulmini folgoravano le
maestose querce. Per noi, ragazzi e ragazze dei Kabana Fluo, la strada era
smarrita. L’unica soluzione per tornare a casa sani e salvi era attraversare la
terrificante foresta di Hebert. Un grande lago pieno zeppo di piranha ci bloccava
la strada. L’unico modo per attraversarlo era camminare su di un ponte
maltenuto, mezzo marcio e barcollante. Per fortuna, nonostante molti attimi di
panico, riuscimmo ad attraversarlo. Dopo trovammo un cratere di vulcano che
potevamo superare solo appendendoci a una liana. La superammo tutti, ma ci fu
qualche inconveniente. A due di noi caddero gli occhiali e, quindi,
continuarono avendo grossi problemi di vista. Proseguendo si ergeva davanti a
noi una immensa e robusta porta. Decifrando un enigma, scoprimmo che per
aprirla bisognava colpire con dei sassi tre pilasti a molti metri di distanza.
Per fortuna non fallimmo e la porta si aprì per un attimo, tanto che ci
passammo tutti molto velocemente ma uno di noi rimase un po’ incastrato e
riuscì a liberarsi a fatica. Camminammo ancora per molti chilometri. Una densa
nebbia ci avvolgeva. Iniziammo a sentire dei sinistri rumori metallici che
provenivano dallo sfregarsi di affilate asce oscillanti. Tutti riuscirono ad
attraversarle schivandole con agilità, tranne il più maldestro che ci rimise un
po’ di capelli e guadagnò una bella rapa, adatta alla stagione. Dopo una lunga
camminata trovammo due giganteschi tronchi che dovevamo scavalcare. Tutti
salvi, tranne una storta alla caviglia e due graffi al naso. Ormai la nebbia
era svanita e la foresta iniziava a diradarsi. Cominciammo a correre lungo la
discesa, inseguiti dal un grande sasso rotolante fino a che non iniziò la
salita e questo si fermò. All’orizzonte finalmente scorgemmo la nostra casa e
entro sera la raggiungemmo tutti, non proprio sani, ma salvi.
I kabana fluo
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